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Sette minuti dopo la Mezzanotte

di Juan Antonio Bayona

Con Lewis MacDougall, Sigourney Weaver, Liam Neeson, Felicity Jones, Geraldine Chaplin, Toby Kebbell, James Melville, Ben Moor.

Titolo originale A Monster Calls. Drammatico, Fantastico (colore). Durata 108 min. Regno Unito, Spagna, U.S.A. 2016 (01 Distribution)

Sette minuti dopo la Mezzanotte

Un ragazzino di nome Conor O’Malley si trova in un momento difficile della propria vita. La madre è affetta da un male incurabile, benché neghi l’evidenza, e Conor trascorre le sue giornate con l’odiata nonna o con i bulli della scuola che lo tormentano. Ma una notte, sette minuti dopo la mezzanotte, un gigantesco uomo-albero gli fa visita nei suoi sogni per raccontargli delle strane favolette morali. E infine per ascoltare la sua storia, quella di Conor O’Malley.
La forza e il principale limite di Sette minuti dopo la mezzanotte consistono nella medesima caratteristica: la disarmante sincerità del film di Juan Antonio Bayona – un debutto che ha destato l’attenzione di tutti (The Orphanage), una replica che ha confuso gli animi (The Impossible) – porta infatti a soluzioni cinematograficamente poco felici (ritmo e consequenzialità latitano all’eccesso), ma intense da un punto di vista emotivo. Al pari del suo uomo-albero, Sette minuti dopo la mezzanotte non tradisce mai il patto dello storytelling con lo spettatore. I racconti della creatura rappresentano infatti la componente più fantasiosa e tecnicamente più interessante dell’opera, anche grazie all’eccellente qualità delle animazioni (spiccano gli acquerelli del primo racconto), e veicolano una lezione antica ma mai ovvia su bene, male, giustizia e verità. A sorreggere il film e puntellarlo, salvandolo dalle sue evidenti fragilità, è proprio la sincerità che si avverte nell’operazione, un Big Fish che veste i panni digitali di Spielberg e Guillermo Del Toro (la creatura pare uscita dal Labirinto del fauno, infatti il reparto tecnico degli effetti speciali è il medesimo), con l’interpretazione vocale di Liam Neeson a fare il resto. Non siamo sui livelli di Roald Dahl né del miglior Burton, e il debutto di The Orphanage probabilmente aveva generato aspettative eccessive verso Bayona, ma Sette minuti dopo la mezzanotte resta una fiaba nera sul fardello dell’esistenza emotivamente trascinante, che in nessun modo può lasciare indifferenti

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