Titolo originale . Documentario (colore). Durata 107 min. Italia 2022 (01 Distribution)
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Un documentario su un regista che ha cambiato il cinema non solo di genere e che ha influenzato coloro che sono stati suoi coevi ma anche chi, venuto dopo, si è avvalso delle sue intuizioni e visioni per sviluppare la propria visione della settima arte. Sergio Leone ci viene raccontato con dovizia di particolari e con una intensità che non cede mai alla retorica celebrativa.
Il ritratto di un uomo che ha amato il cinema e la famiglia con la stessa intensità, unendoli senza mai confonderli.
Non è raro trovarsi di fronte a ritratti di artisti che sfiorano o addirittura concretizzano un’agiografia. In quei casi però a tesserne le lodi sono spesso i familiari, i collaboratori e qualche altro ammiratore sparso. In questo documentario di Zippel i nomi degli interpellati danno da subito la cifra dell’operazione. Ne citiamo solo alcuni: Eastwood (non poteva mancare), Scorsese, Tarantino, Chazelle, Tsui Hark e (qui forse non tutti l’avrebbero detto) Steven Spielberg che arriva a definirlo il gigante sulle cui spalle lui è salito per realizzare il suo cinema.
Ricco di materiali anche inediti e sempre di grandissima qualità (grazie anche alla collaborazione di Gianluca Farinelli direttore della Cineteca di Bologna) il documentario non si limita a ripercorrere la filmografia di Leone arricchendola anche di preziosi aneddoti. Fa di più perché si addentra nella lettura delle scelte narrative ed estetiche cercando di indagarne le ragioni più profonde.
Come quando si va a leggere la passione di Sergio ragazzino per il cinema americano che diventa il mito (poi proibito dal fascismo durante la guerra) per poi vedere in parte sgretolarsi quello stesso mito con l’arrivo dei soldati americani. Uomini reali con i loro pregi ma anche con le loro debolezze e iniquità. In lui resta però, secondo chi oggi ne rilegge l’opera, la fascinazione di un tempo che rivive con uno sguardo fanciullo in una precisa inquadratura di C’era una volta in America.
Zippel indaga, con il contributo anche dei suoi familiari, la personalità di un uomo capace di tener test a star come De Niro ma al contempo desideroso di avere accanto a sé gli affetti più cari anche sul set. Non manca di ricordare lo scempio che la produzione fece del già citato C’era una volta in America perché Leone non aveva il director’s cut ma ci ricorda che, nonostante ciò, davvero Sergio è stato l’italiano che ha inventato l’America grazie ad un’immaginazione e ad una competenza tecnica capaci di dettare nuove regole ad un genere che sembrava ormai destinato all’estinzione. L’utilizzo, poche righe sopra, dell’amichevole definizione ‘Sergio’ trova una sua spiegazione nel documentario. La si può trovare alla fine dei titoli di coda grazie a Quentin Tarantino