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Risate di gioia

di Mario Monicelli

Con Totò, Anna Magnani, Ben Gazzara, Fred Clark, Gina Rovere, Toni Ucci.

Titolo originale . Commedia (colore). Durata 106 min. Italia 1960 (Cineteca di Bologna)

Risate di gioia

Gioia, soprannominata Tortorella, sta cercando in tutti modi di trascorrere una notte di Capodanno festeggiando adeguatamente. Si troverà invece a fianco di Umberto Vernazzi detto Infortunio. Costui è costretto a fare spalla a Lello, un borsaiolo che ha deciso di approfittare della confusione dei festeggiamenti collettivi per mettere a segno qualche buon colpo. Gioia, senza esserne cosciente, sarà di intralcio ai suoi piani.
Monicelli, dopo il successo ottenuto con I soliti ignoti e La grande guerra decide di tornare a lavorare con Totò in un ruolo questa volta da protagonista affiancandogli Anna Magnani. La quale si mostra inizialmente riluttante temendo che la prestazione richiestale non sia all’altezza delle sue precedenti. Da un punto di vista di ‘cassetta’ (come si chiamava allora il box office) i fatti le daranno ragione. Su questo piano il film è un mezzo fallimento. Non lo è però sul piano artistico anche se la storia si sviluppa in netta controtendenza rispetto al titolo. Di risate infatti il film ne mostra e ne procura ben poche (fatta eccezione per la prestazione canoro-mimica che Tortorella e Umberto sono costretti ad improvvisare dinanzi a un inatteso pubblico). Per il resto la profonda amarezza che connota e connoterà il lavoro di uno degli indiscussi Maestri del cinema italiano trova qui ampio spazio di espressione. Perché il boom economico che sembra aver trasformato la vita di un’intera società non ha toccato tutti e i personaggi del film, compreso l’elegante Lello interpretato da un Ben Gazzara in pieno understatement, sono fondamentalmente dei perdenti per i quali la precarietà si è fatta legge quotidiana. Perennemente alla ricerca di qualche motivo di speranza e costretti a un contegno che dissimuli la loro povertà materiale e culturale attraversano la notte di Capodanno cercando di non farsi gettare via come le suppellettili che vengono lanciate dalle finestre. Tra acconciature rifatte e ricordi della guerra non sono pronti per entrare nella nuova era che non ha posto per loro destinati al ruolo di tredicesimi a tavola

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TERMINATA