Con Timothy Spall, Joanna Lumley, Imelda Staunton, Celia Imrie, David Hayman, John Sessions, Josie Lawrence, Indra Ové, Richard Hope .
Titolo originale Finding Your Feet. Commedia, Drammatico, Romantico (colore). Durata 101 min. Gran Bretagna 2017 (Cinema)
La terza età come luogo di una seconda possibilità. La Staunton è protagonista ma sono gli attori di contorno a sostenerla.
Quando Sandra scopre che suo marito, campione di tennis e di rispettabilità, la tradisce da anni con una presunta amica, cerca rifugio a casa della sorella Elizabeth, detta Bif, che non frequenta da troppo tempo. Bif conduce una vita molto diversa da quella di “Lady” Sandra e cerca di godersi la vecchiaia con gli amici di un corso di ballo. Sandra, inizialmente diffidente e chiusa nel proprio dolore, scoprirà con loro la possibilità di riprendere il controllo della propria vita e dei propri desideri.
Avrebbe potuto intitolarsi “Sandra e Charlie”, perché in fondo è l’incontro sentimentale tardivo ma mai troppo tra i personaggi di Imelda Staunton e Timothy Spall a tendere il filo su cui cammina, invece il film di Loncraine s’intitola, nella versione originale, “Finding your feet”.
“Finding your feet” significa “rimettersi in piedi” perché il film parla sì della protagonista ma anche di quel coro di personaggi che fa belle le commedie inglesi e che, in questo caso, cerca insieme il proprio passo, fuori e dentro la classe di ballo. Ma i piedi del titolo originale hanno un’altra ragione d’essere, perché funzionano come immagine del cambiamento di Sandra: dapprima scomodamente impettita su scarpe alte, simboli di quel piedistallo sociale fasullo dal quale pensa di poter guardare il resto del mondo dall’alto in basso, man mano ritroverà se stessa in un processo di spoliazione anche letterale, che la vedrà disfarsi del tutto delle scarpe per correre a piedi nudi verso un nuovo inizio.
Coming of age autunnale, anziché raccontare il passaggio all’età adulta, Ricomincio da me racconta il passaggio ad un’età in cui la libertà di scegliere è un valore che non può più essere rimandato. Loncraine si muove bene sul terreno, inevitabile, dei discorsi legati alla malattia e alla morte, e il copione di Nick Moorcroft e Meg Leonard conta qualche battuta memorabile (L’avvenente Jackie parla della fine del suo quinto matrimonio attribuendola alle differenze religiose: “Lui credeva di essere Dio e io non ero d’accordo”), ma per il resto il film non riserva sorprese e la stessa Imelda Staunton, protagonista assoluta, ha fatto di gran lunga di meglio in altre occasioni. Molto più riuscita, su un registro toccante, la prova di Timothy Spall, specie in coppia con Celia Imrie, che interpreta l’eccentrica Bif: nei loro duetti c’è il meglio del film.