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PIGGY

di Carlota Pereda

Con Laura Galán, Richard Holmes (II), Carmen Machi, Irene Ferreiro, Camille Aguilar.

Titolo originale Cerdita. Drammatico, Horror, Thriller (colore). Durata 90 min. SPAGNA 2022 (I Wonder Pictures)

Un'adolescente sovrappeso è vittima di bullismo da parte una cricca di ragazze mentre è in vacanza nel suo villaggio.
PIGGY

Estremadura. Estate. Sara, la figlia di un macellaio nel cui negozio ogni tanto è al banco, viene costantemente fatta oggetto di body shaming da sue tre coetanee. Un giorno in cui si è recata in piscina l’aggressione da verbale diviene fisica con tanto di sottrazione degli indumenti. La ragazza è costretta a compiere un lungo percorso con addosso solo il bikini. Mentre procede verso casa scopre che le sue persecutrici sono state sequestrate in un pulmino da un uomo che aveva visto nella piscina. Tornata a casa, mentre iniziano le ricerche delle tre scomparse, non rivela ciò che ha visto.

Un’espansione di un cortometraggio di successo che ne riprende l’impianto di base per approfondire una molteplicità di aspetti.

Carlota Pereda al suo primo lungometraggio scritto e diretto torna ad avvalersi della più che notevole performance attoriale di Laura Galán che le consente di realizzare un’opera che può essere letta sotto almeno due angolazioni diverse.

Perché da un lato (potremmo definirlo realistico) Piggy ci pone di fronte ad una vicenda di body shaming come purtroppo tante ne accadono quotidianamente (e non necessariamente causate dal sesso opposto) su cui si inserisce la presenza di un serial killer. Avremmo così una base di denuncia sociale che si trasforma in un film di genere in cui l’omicida finisce con l’assumere (anche) il ruolo del vendicatore. Anche. Perché mentre procede nella sua efferata missione commette omicidi che nulla hanno a che vedere con quanto la protagonista ha dovuto subire. Se letto così il film conserva una sua interessante forza visiva che non dimentica opere precedenti cercando nel finale una soluzione che può più o meno soddisfare l’audience ma che nel complesso riesce a tenere desta l’attenzione .

C’è però anche un altro tipo di lettura possibile. Sara (le coetanee finiranno per riconoscerle un nome al posto degli epiteti con cui l’hanno sempre dileggiata solo quando si troveranno in pericolo di morte), è giunta vicino al punto di rottura dopo l’ennesimo vigliacco scherzo. Proietta allora il suo desiderio di vendetta nella figura del serial killer immaginario che compie ciò che lei vorrebbe poter fare per liberarsi di un contesto (anche familiare) che la opprime oltre il sopportabile.

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