Con Choi Min-sik, Ji-tae Yu, Hye-jeong Kang, Dae-han Ji, Oh Dal-soo, Byeong-ok Kim.
Titolo originale Oldboy. Drammatico (colore). Durata 119 min. Corea del sud 2003 (Lucky Red)
OLDBOY
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Dae-su, sposato e con figlia piccola, è uomo dalle molte amanti e con il vizio dell’alcol. Una sera viene fermato dalla polizia per ubriachezza molesta. Non appena rilasciato, scompare nel nulla. Si risveglia in una squallida stanza, dove è tenuto prigioniero. Poco dopo, scopre che sua moglie è stata assassinata e lui è il principale sospettato. La sua prigionia dura quindici anni. Un tempo infinito, passato a covare un odio profondo verso il suo sconosciuto aguzzino e a prepararsi fisicamente alla vendetta.
Benvenuti nell’incubo visionario di Chan-wook Park, regista di spicco, al fianco di Kim Ki-duk, della Nouvelle Vague del cinema coreano. Che non ha nulla da invidiare, quanto a tensione e suspense, al cinema di genere americano, ma spesso e volentieri lo supera in profondità e torbidezza psicologica e in crudezza del racconto.
Un cinema di genere estremamente nero, quello firmato da Park, che sa farsi d’autore, seppur in maniera molto diversa dallo stile di Quentin Tarantino, che lo ha insignito a Cannes del Gran Premio della giuria da lui presieduta. È vero che il cuore di Oldboy è la vendetta, proprio come nella maggior parte dei film del regista di Pulp Fiction. Ma qui la violenza consumata nella corsa della vittima all’inseguimento del suo carnefice non lascia nessuna concessione al ludico. L’affannosa ricerca di Dae-su – interpretato dall’ottimo Choi Min-sik – a caccia della verità sul suo carceriere è faccenda estremamente seria per il regista, che ne lascia traboccare tutta la gravità, avvinghiando lo spettatore in un vortice di passioni malate sempre più livido e allucinato, con l’andamento lacerante di una tragedia greca alla “Edipo Re”. Il salto nel vuoto dell’incubo torbido del protagonista – scandito da una musica che più adatta non poteva essere – toglie il fiato e lascia stremati. Sopraffatti da un mondo dominato dalla violenza e dalla follia di istinti bestiali, dove persino l’amore è sbagliato. Così, più Dae-su si avvicina al suo rapitore e alle ragioni delle sue azioni criminose, più la luce in fondo al tunnel si affievolisce.