VEDI TRAILER

Mistress America

di Noah Baumbach

Con Greta Gerwig, Lola Kirke, Matthew Swear, Jasmine Cephas-Jones, Seth Barrish, Michael Chernus, Heather Lind, Juliet Brett, Rebecca Henderson .

Titolo originale Mistress America . Commedia (colore). Durata 84 min. USA 2016 (Produzione: RT Features - 20th Century Fox )

Tracy viene accolta da una ragazza intraprendente e mondana che abita a Times Square
Mistress America
Nel film Mistress America, contemporanea screwball comedy realizzata da Noah Baumbach e Greta Gerwig, una matricola universitaria a New York si ritrova a fare un corso accelerato sulla vita della metropoli quando diventa amica della sua affascinante futura sorellastra. Per Tracy il primo semestre all’università a Manhattan è una grande delusione. Le lezioni sono noiose, la sua compagna di stanza le è ostile e il ragazzo per cui ha una cotta, Tony, ha una fidanzata gelosa a livelli ossessivi, Nicolette. Respinta dalla società letteraria di cui voleva intensamente far parte, l’aspirante scrittrice si mette in contatto con Brooke, la figlia quasi trentenne del fidanzato di sua madre, e tutto nella sua vita cambia da un giorno all’altro. Brooke fa conoscere a Tracy un lato di New York da lei sognato a lungo. Affascinata dall’appartamento pittoresco ma illegale di Brooke, dal suo locale in procinto di aprire che è una combinazione di bar/parrucchiere/galleria d’arte/centro sociale, e dalla sequenza infinita dei suoi disinvolti commenti assurdi, Tracy viene presto trascinata in una serie di avventure orchestrate dalla futura sorella. Ma quando un importante finanziatore si tira fuori dall’affare del ristorante, la vita apparentemente fortunata di Brooke inizia a andare a rotoli.  
Recensione:
È un po’ come se Noah Baumbach abbia voluto fare discorsi molto simili a quelli affrontati nel (molto) sottovalutato While We’re Young adottando lo stile nouvellevaguiano e l’attrice feticcio del (piuttosto) sopravvalutato Frances Ha.
La sensazione che si ha di fronte a un film come Mistress America, davanti al solito vorticare nevrotico di Greta Gerwig (talmente brava nel ruolo di personaggi tutto sommato antipatici da risultare antipatica anche lei), alla passata in rassegna di tardivi atteggiamenti hipsterici, al racconto di un’immaturità che non vuole saperne di capire che il tempo dei giochi (e degli egotismi, e degli egoismi) è finito da un pezzo.

Brooke, il personaggio della Gerwig è il perfetto equivalente newyorchese e millennial della Cristina di Ecce Bombo: anche lei nella vita gira, veda gente, si muove, conosce, fa delle cose. Brooklyn 2015 come la Roma degli anni Settanta.
Ma a rimanere di sasso, davanti a lei, non c’è Michele Apicella; c’è la sua quasi-forse-sorellastra acquisita Tracy, una splendida Lola Kirke (sorella della Jemima di Girls nella vita: c’è talento in famiglia): una ragazza che, come tante e tanti altri ancora oggi, a vent’anni non sa ancora bene chi sia e cosa voglia diventare, che subisce mode e convenzioni pur lottando per rimanere sé stessa: chiunque essa sia.

Il modello, quindi, rispetto a While We’re Young è ribaltato, ma le dinamiche di scambio tra le due generazioni rimangono simili: Tracy è come il Josh di Ben Stiller, ma giustificata dall’età e dalla situazione; mentre Brooke è una Frances che incontra le ambizioni di Jamie di Adam Driver, senza però averne il killer instinct. E il messaggio, alla fine, è molto simile, sebbene meno concentrato sulla generazione coetanea di quella del regista ma spalmato in maniera quasi uniforme su tutti i personaggi.

Mentre nella prima parte del film, Baumbach fa un po’ il Truffaut e un po’ il Cassavetes, giocando col realismo sporco e vagamente nervoso, e ammiccando a indie alla Submarine o alla Alex Ross Perry nel ritratto di Tracy e dei suoi amici, seguendo la sua musa e protagonista lungo le montagne russe dei suoi movimenti e dei suoi umori, in una parte pre-finale che riunisce tutti i protagonisti in una bella villa fuori città prende come modello un altro newyorchese doc come Woody Allen, spingendo sul pedale della commedia verbale e del turbinare e incrociarsi di personaggi e sotto-trame.

È allora, e solo allora, che il fronte anti-Brooke si fa così compatto e violento, con un mobbing ingiustificato, un linciaggio quasi da social network, che il personaggio della Gerwig riesce a mutare in qualcosa di patetico col quale empatizzare: perché tutti abbiamo avuto sogni inconcludenti, tutti abbiamo rubato qualcosa – un pezzo di vita, un’idea – a qualcuno per scrivere qualcos’altro, tutti siamo protagonisti di piccoli e grandi egoismi.
Miss/Stress/America.

Programmazione film
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA