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L’UOMO CHE VENDETTE LA SUA PELLE

di Kaouther Ben Hania

Con Monica Bellucci, Koen De Bouw, Husam Chadat, Rupert Wynne-James, Adrienne Mei Irving.

Titolo originale . Drammatico (colore). Durata 90 min. Tunisia, Francia, Belgio, Germania, Svezia 2020 ()

L’UOMO CHE VENDETTE LA SUA PELLE

 Raqqa, nella Siria del 2011, il giovane Sam è innamorato di Abeer, che lo ricambia ma sembra riluttante. L’entusiasmo di Sam nel chiedere la mano della ragazza è mal ricompensato da una soffiata alle autorità che lo mette nei guai per propaganda rivoluzionaria. Sam fugge così in Libano, mentre Abeer finisce in Belgio, sposata con un ricco diplomatico. Passano gli anni, Sam si arrangia come può, ma le circostanze economiche e politiche non gli consentono di raggiungere l’Europa per un tentativo disperato di ribadire il suo amore. Finché l’incontro casuale con un artista, che vuole tatuargli la schiena per farne un’opera d’arte vivente, non cambia le carte in tavola.

La regista tunisina Kaouther Ben Hania mescola una storia d’amore senza frontiere con la blanda provocazione di una satira sul mondo dell’arte, il tutto premendo sul nervo scoperto della crisi dei rifugiati. Un tema attuale che mette alla berlina il privilegio occidentale, ed europeo in particolare, attraverso il simbolo di una schiena tatuata con un visto che permette l’ingresso nell’area Schengen.

Un uomo in difficoltà diventa quindi arte in carne e ossa, con il film di Ben Hania a sottolineare esplicitamente come la circolazione degli oggetti di consumo sia più facile, nella nostra epoca, di quella delle persone. Lo spunto viene da una trovata simile dell’artista belga Wim Delvoye, che nel 2006 ha davvero tatuato una sua opera sulla schiena di un uomo, obbligandolo per contratto a “posare” nei musei e a farsi asportare un pezzo di pelle alla sua morte per consegnarla al compratore.

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