Con Jürgen Prochnow, Petra Schmidt-Schaller, Tambet Tuisk, Suzanne von Borsody, Artjom Gilz, Kathrin Angerer, Kai Ivo Baulitz, Andreas Patton, Yevgeni Sitokhin.
Titolo originale Leanders letzte Reise. Drammatico (colore). Durata 107 min. Germania 2017 (Syrreal Entertainment, Tobis Film - Distribuzione: Satine Film)
Trama:L’Ultimo Viaggio
Eduard ha la barba bianca, il passo incerto e la schiena un po’ ricurva. Porta il peso dei suoi 92 anni, ma anche quello di un passato denso di ricordi ed emozioni che il suo volto segnato lasciano trasparire ma il suo atteggiamento scorbutico e distaccato non lasciano penetrare. Un passato che riemerge prepotente alla morte della moglie e di cui la figlia Uli, una donna un po’ nevrotica che già pensa di metterlo in una casa di riposo , e la nipote Adele, una ragazza che vive alla giornata totalmente disinteressata alle storie del passato, non sembrano essere a conoscenza. Eduard, invece, a dispetto di tutti è una forza della natura: ora può finalmente ricomporre il puzzle del suo passato e mettere in ordine i ricordi che lo hanno accompagnato e tormentato per una vita intera. Con un cappello da cosacco estratto da un vecchio baule e una valigia con poche cose dentro, non esita a salire su un treno diretto a Kiev, in Ucraina, lasciando alla figlia Uli giusto un biglietto con un rapido saluto.
Uli ha solo il tempo di allertare Adele, che lavora in un bar nei pressi della stazione, per farla correre alla ricerca del nonno e convincerlo a scendere dal treno. Ma il vecchio Eduard non ha alcuna intenzione di essere dissuaso dai suoi piani e Adele si ritrova, suo malgrado, in partenza per un lungo viaggio nei ricordi personali del nonno, ma anche nella Storia. Un viaggio inaspettato e pieno di sorprese che, sullo sfondo della guerra civile Ucraina del 2014, porterà Eduard a riconciliarsi con il suo passato e, Adele, a capire quanto sia importante, per la propria identità, conoscere e accettare le proprie radici.
Di film che affrontino il tema di un viaggio a ritroso in un passato traumatico, chiunque si interessi al cinema sa di averne visti molti ma il secondo lungometraggio di Nick Baker Monteys presenta delle peculiarità che lo mettono a distanza di ampia sicurezza dal déja vù.
Innanzitutto la continuità con quella linea di riflessione su quanto accaduto sotto il regime hitleriano che nel cinema tedesco ha visto confluire l’impegno di artisti di varia provenienza e formazione culturale. Questa volta però l’intreccio è più complesso perché Eduard Leander era un comandante non della Wermacht ma del secondo Squadrone di Cavalleria Cosacca. Dopo che nel 1941 l’Ucraina era stata invasa dalle truppe germaniche i cosacchi avevano combattuto al loro fianco contro le forze armate dell’URSS. Eduard ha messo tra parentesi questo passato così come ha congelato i propri sentimenti in favore del ricordo di una donna che ora vorrebbe ritrovare.
Quello che però sposta ulteriormente il tiro in favore del film è l’immersione in un presente che non ha smesso di essere conflittuale, rappresentato dal personaggio del giovane Lew. Sono i giorni della rivolta di piazza Maidan e a Kiev ogni singolo nucleo familiare è attraversato da tensioni. Lew ha genitori russi e si sente russo ma è cresciuto in Ucraina e si sente anche ucraino. Quale collocazione può pensare di trovare in un conflitto che mette gli uni contro gli altri gli ultranazionalisti e i filorussi? Baker Monteys trova così l’occasione per farci riflettere su presente e passato non trascurando i sentimenti e ricordandoci, grazie alla inizialmente riluttante Adele, che lasciarsi vivere fingendo che attorno a noi non stia accadendo nulla significa rimanere immobili e vuoti rinunciando a conoscere e a capire.