Con Franz Rogowski, Christophe Sermet, Valentina Bellè, Noémi Besedes, Cecilia Steiner.
Titolo originale . Drammatico (colore). Durata 175 min. Italia, Germania 2023 ( 01 Distribution)
Lubo Moser è un nomade del popolo Jenisch. Nella Confederazione Elvetica del 1939 gira di luogo in luogo esibendosi nelle piazze insieme alla moglie Mirana e ai loro bambini. Fino a quando la Seconda Guerra mondiale incombente fa sì che il governo dichiari la mobilitazione degli uomini per la difesa delle frontiere. Lubo, mentre è in servizio, viene a sapere che i figli sono stati prelevati e portati in un istituto mentre la moglie, nel tentativo di proteggerli, ha trovato la morte. Da quel momento il senso della vita per lui consiste nel conseguire un duplice obiettivo: ritrovarli e vendicarsi.
Diritti trova in un’azione di pulizia etnica, che si stenterebbe a credere che sia accaduta in Svizzera, l’occasione per delineare il personaggio più complesso della sua filmografia.
Per comprendere a fondo il lavoro compiuto dal regista, che si è basato sul romanzo di Mario Cavatore “Il seminatore”, è necessario avere delle informazioni di base. Gli Jenisch sono, dopo i Rom e i Sinti, il terzo popolo nomade europeo. Di origine germanica hanno una loro lingua e sono stati definiti nel passato, in modo spregiativo, gli zingari bianchi.
In Svizzera, negli anni in cui è collocata la vicenda, era attivo lo “Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse”, il Programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada il cui scopo era di sottrarre i minori alle famiglie Jenisch impedendone la riproduzione al fine di annullarne la presenza sul territorio. Il cinema ha già dedicato all’argomento due film Dove cadono le ombre di Valentina Pedicini e Nebbia in agosto di Kai Wessel. Solo il primo si riferiva a quanto accaduto in Svizzera (l’altro si svolge in Germania) ma soffriva un po’ a causa di un impianto teatrale.
Diritti decide di affrontare questa materia scottante avvicinandola dalla parte opposta. Non viviamo le sofferenze imposte a bambini e bambine ma seguiamo la lucida odissea di un padre che si vede strappare l’intero mondo degli affetti da quella stessa istituzione, lo Stato, che gli chiede di prestare la sua opera in divisa a difesa dei confini. È in questa aberrante contraddizione (che nell’Italia fascista, dopo la proclamazione delle leggi in difesa della razza, vissero gli ebrei che avevano servito la patria nella prima guerra mondiale) che l’uomo vivace e creativo, che percorreva strade e piazze con il suo carro trainato da cavalli, si trasforma. La sua nemesi individuale viene condotta con estremo rigore e Franz Rogowski dà corpo, voce e inflessioni a un personaggio che la camera scruta seguendone e assecondandone l’azione.