Con Juliette Jouan, Raphaël Thierry, Noémie Lvovsky, Louis Garrel, Yolande Moreau.
Titolo originale . Drammatico (colore). Durata 100 min. Francia, Italia 2022 ( 01 Distribution)
Il soldato Raphael torna dalla Grande guerra al suo villaggio normanno, identificandosi come “l’uomo di Marie”. Marie non c’è più, ma c’è una bambina di cui Raphael ignorava l’esistenza: è sua figlia Juliette, che diventerà la sua ragione di vita. Per lei l’uomo ricomincerà a fare il falegname, dimostrandosi l’artigiano migliore della zona e un eccellente intagliatore. Ad aiutarlo c’è Madame Adeline, una vedova di buon cuore che accoglie entrambi nella sua fattoria. Ma Raphael, Juliette e Madame Adeline non sono ben visti nel villaggio, che considera l’uomo colpevole di omissione di soccorso, e le donne due streghe – come ogni “femmina non addomesticata”. Il loro è tuttavia un percorso di speranza, in attesa del passaggio delle vele scarlatte pronosticato a Juliette dalla maga del paese.
“Vele scarlatte” è un racconto dello scrittore russo Alexandr Grin che è un incoraggiamento a non arrendersi di fronte alle difficoltà, e Pietro Marcello ne rispetta la dimensione favolistica, valorizzandone però anche quella documentaria: fin dall’inizio la narrazione è intessuta di immagini d’archivio che mostrano il ritorno dei soldati e la vita dei primi anni del secolo scorso come un misto di operosità e ristrettezze.
La sceneggiatura è cofirmata da due scrittori, il consueto sodale Maurizio Braucci e l’autrice francese Geneviève Brisac, oltre alla giovane sceneggiatrice d’oltralpe Maud Ameline.
Le vele scarlatte è il primo film francese di Marcello e si cala profondamente nell’estetica della Normandia dei primi del Novecento, fino ad estendere la grana delle immagini d’archivio a quelle realizzate dal direttore della fotografia Marco Graziaplena (ma a manovrare la cinepresa c’è come sempre il regista cadreur). Maria Giménez Cavallo, già collaboratrice di Abdellatif Kechiche e Marco Graziaplena per il dittico Mektoub, My Love e per Futura del trio Marcello-Munzi–Rohrwacher, firma la “direzione artistica”.