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LE MIE POESIE NON CAMBIERANNO IL MONDO

di Patrizia Cavalli

Titolo originale Annalena Benini, Francesco Piccolo. (colore). Durata min. (Fandango)

LE MIE POESIE NON CAMBIERANNO IL MONDO

Roma, Trastevere. Gli scrittori Annalena Benini e Francesco Piccolo sono a casa dell’amica poeta Patrizia Cavalli per coinvolgerla in un film che la riguardi (la stessa casa filmata da Céline Sciamma nel cortometraggio This Is How a Child Becomes a Poet, presentato ugualmente in Giornate degli Autori 2023). Il tempo incalza, il taglio di capelli – che nelle foto di lei da ragazza sono lunghi e lisci – dichiara una malattia in corso. Lei accetta la proposta di “costruire andando”, cioè di non procedere ordinatamente: non fa parte della sua natura.

Andrà proprio così: a volte restando in campo, anche solo con l’audio, ma per la maggior parte del tempo rimanendone fuori, gli autori, disinteressati a un profilo celebrativo canonico o all’ennesimo coro unanime di lodi, si mettono a sua totale disposizione, catturandone la naturalezza davanti alla macchina da presa.

Il suo monologare ha teatralità, un tono divertito e divertente, lampi di vanità e molto understatement. Senza reticenze, con una nonchalance solo apparente e un linguaggio non aulico ma ricercato. L’esattezza con cui si esprime, senza un errore, un ripensamento, un’incertezza, dice tutto del suo status letterario, almeno quanto l’iniziale dichiarazione di fiducia nelle parole.

Cavalli (“come horses!”, disse presentandosi a Diane Kelder, futura compagna statunitense di una vita) segue le regole di libertà che ha deciso per sé stessa. Anche quella di contestare i registi, di sottrarsi a delle definizioni o all’elogio da circolo intellettuale. Se l’amica Elsa Morante – decisiva per la pubblicazione della sua prima raccolta, che dà anche il titolo al film – la laureò poeta (non poetessa) insistendo per conoscerla attraverso la lettura dei suoi versi, allora qui Cavalli si racconta quasi sempre parlando di altro da sé: gli incontri, l’amore e la sua semiotica, tra alto e quotidiano, il gioco, la curiosità per la vita, mai distinta da una pigrizia leggendaria: solo cinque le raccolte di poesie, più uno di prose, in circa cinque decenni di attività, dopo avere, come molti spiriti liberi, abbandonato presto la nativa Todi e scelto Roma per un’emancipazione fatta di grandi esitazioni, palpitazioni, goffaggini, solitudini, slanci.

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