Titolo originale Nos ili zagovor netakikh. Animazione (colore). Durata 89 min. Russia 2020 ( Lo Scrittoio)
Un aereo decolla e i suoi importanti passeggeri (tra loro c’è anche Tonino Guerra) possono guardare sui monitor i film più diversi. Due di loro si trovano a parlare de “Il naso” di Gogol e da lì ha inizio “un viaggio in tre sogni” nella storia della Russia della prima metà del ‘900.
Ha più di 80 anni Andrey Khrzhanovskiy e lo si capisce dall’inesauribile susseguirsi di riferimenti ad arte e cultura della sua terra ma non lo si direbbe per la vitalità e l’originalità di una straordinaria animazione affidata ad un tema produttivo formato da giovani (che ogni tanto compaiono nel film).
“Il naso” di Gogol non è solo un racconto in cui, partendo dal fatto che un mattino l’assessore collegiale Kovaliòv si ritrova senza più il naso, si innescano vicende surreali. È anche un piccolo ma profondo trattato sulla ricerca della propria identità da parte dell’essere umano. Dmitrij Šostakovic ne colse l’importanza e, nel 1927 iniziò a lavorare ad un’opera lirica ispirata al racconto. Il suo lavoro venne stroncato come formalista dal partito sovietico dei musicisti ed è da qui che prende le mosse il film per descrivere, con grande ironia ma anche con profondo rispetto per le vittime, il terrore staliniano.
Lo fa mettendo in gioco una varietà di tecniche di animazione e di grafiche che lo trasformano in un caleidoscopio di invenzioni che sostengono sia la messa in scena dell’opera sia la presenza di uno Stalin costantemente teso a chiedere ‘democraticamente’ il parere dei suoi sottoposti. I quali ovviamente debbono uniformarlo al suo.