Titolo originale FELLINOPOLIS. Documentario (colore). Durata 79 min. Italia 2020 (Officine Ubu)
FELLINOPOLIS
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Tra il 1976 e il 1986 il regista Ferruccio Castronuovo è l’unico regista ammesso da Federico Fellini sui set di La città delle donne, E la nave va, Ginger e Fred: il girato servirà a produrre degli speciali promozionali. Conservati alla Cineteca Nazionale di Roma per quattro decenni e oggi digitalizzati, quei materiali rivedono la luce nel montaggio della direttrice della fotografia, regista e produttrice Silvia Giulietti. Già autrice dei documentari Gli angeli nascosti di Luchino Visconti (il maestro visto con gli occhi dei collaboratori, 2007) e La morte legale (co-diretto con Giotto Barbieri, sulla realizzazione di Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo, 2017), Giulietti qui riassembla al montaggio, insieme ad Antonello Basso, il girato di Castronuovo, integrandolo con interviste ad alcuni colleghi e collaboratori del fantasioso riminese: la regista Lina Wertmüller, lo scenografo Dante Ferretti, il costumista Maurizio Millenotti, la segretaria di edizione Norma Giacchero, l’autore delle riprese “rubate” a quei set Ferruccio Castronuovo, il musicista Nicola Piovani.
Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2020 come Omaggio a Federico Fellini, il documentario di Silvia Giulietti rievoca un “mondo a parte”, una comunità caotica ma confinata in un luogo preciso: il mitico Teatro 5 di Cinecittà, come luogo dove tutto può accadere (e dove venne non a caso allestito il funerale di Fellini, anche quello ripreso da Castronuovo, che aveva girato anche sul set di Casanova, ma il materiale è andato perduto).
I filmati da cui prende le mosse sono registrazioni in beta digitale e in presa diretta del lavoro e delle pause di set di tre degli ultimi film di Fellini. Si cercò di catturare le indicazioni del regista al cast e il dietro le quinte delle macchine scenografiche, tra effetti “analogici”, quasi da cinema delle origini, come i rulli fatti scorrere per simulare un paesaggio visto dal treno, le onde scintillanti di un mare di plastica o l’imbarcazione di E la nave va: quattro mesi di riprese, con i visitatori che chiedevano di essere ammessi sul set a vedere quella nave finta, che beccheggiava procurando un disagio reale.