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DOVLATOV – I LIBRI INVISIBILI

di Aleksey German Jr

Con Milan Maric, Danila Kozlovsky, Helena Sujecka, Svetlana Khodchenkova, Anton Shagin.

Titolo originale Dovlatov. Drammatico (colore). Durata 127 min. Russia, Polonia, Serbia 2017 ( Satine Film)

DOVLATOV – I LIBRI INVISIBILI

DOVLATOV – I LIBRI INVISIBILI

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Sei giorni nella vita quotidiana di Sergej Donatovič Dovlatov, giornalista nella San Pietroburgo del 1971 e destinato a diventare – una volta emigrato negli Stati Uniti – una delle figure più rappresentative della letteratura russa moderna.

Insieme all’amico e poeta Joseph, e a tanti altri membri della comunità artistica cittadina, Dovlatov fa di tutto per non piegare la sua indipendenza creativa alle richieste opprimenti del regime, arrivando a licenziarsi pur di non cedere al compromesso.
“Ci vuole coraggio per mantenersi integri quando non si è nessuno”, si ripete Sergej Donatovič Dovlatov – interpretato dall’ottimo Milan Marić – dopo essersi licenziato dal giornale in cui sbarca il lunario, per il quale i suoi articoli sono sempre troppo cupi, pessimisti, avversi alle progressive sorti del socialismo.

E il coraggio davvero non manca ai tanti “nessuno” che Aleksey German Jr. – Orso d’Argento con Under Electric Clouds, Leone d’Argento per Paper Soldier – mette in scena con amore nel suo film-fiume sulla comunità di proto-hipster sovietici della San Pietroburgo anni ’70.

Artisti umiliati da una società che non solo non ne riconosce il talento, ma che rigetta come “inesistenti” gli oggetti delle loro opere: gli ultimi, gli emarginati, i ribelli, i diversi, gli scontenti. Perché se gli impressionisti francesi vennero osteggiati, derisi e fraintesi, agli artisti sovietici non allineati toccò una sorte peggiore: quella di essere considerati invisibili.

Gli amici di Dovlatov sono pittori, scrittori, poeti, outsider destinati fatalmente a rimanere fuori dai giri che contano, raccontati nella quotidianità chiassosa e sgarrupata che si associa, universalmente, alla vita d’artista: riunioni piene di musica e parole, bottiglie di vino che girano, risate, discussioni, dibattiti, confessioni. Poco importa che la loro arte non sia riconosciuta, che sulle loro esistenze incomba il rischio dell’arresto: la vita creativa tenta sempre di resistere alla morte culturale, anche in un paese in cui “il nuovo non rimpiazza il vecchio, al massimo ne fa parte”.

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