Con Sonia Braga, Irandhir Santos, Maeve Jinkings, Carla Ribas, Fernando Teixeira, Julia Bernat.
Titolo originale Aquarius. Drammatico (colore). Durata 140 min. Brasile 2016 (Teodora Film)
Sonia Braga è la protagonista assoluta di “Aquarius”, la pellicola diretta da Kleber Mendonça Filho e di origine brasiliana. Clara è un critico musicale in pensione e vive nel palazzo “Aquarius”, che si affaccia sullo splendido lungomare di Recife. Una compagnia immobiliare ha già acquistato tutti gli appartamenti dell’edificio per farne un condominio di lusso, ma Clara è decisa a non cedere il suo, a cui la legano molti ricordi familiari. Dopo i primi tentativi amichevoli, gli speculatori ingaggiano una vera e propria guerra fredda con la donna, in un crescendo di violenza psicologica: abituata a combattere da una vita, Clara non ha però intenzione di arrendersi, neanche davanti all’ultima, sconvolgente minaccia.
Kleber Mendonça Filho ha dato vita ad un nuovo piccolo gioiello del panorama cinematografico, la cui riuscita è da attribuire quasi interamente alla magistrale interpretazione dell’attrice protagonista. Contornato da musiche movimentate di origini diverse, che vi faranno venire voglia di ballare durante la visione, il film mantiene lo stesso ritmo lento per tutte le due ore e mezza circa (troppo tempo? Non rischia di diventare pesante da seguire? Sì, ma merita di essere visto in ogni caso). La scelta di questo tipo di andamento per la narrazione sembra volta a far sì che gli spettatori possano soffermarsi sui particolari più nascosti ed immergersi a pieno nelle situazioni vissute da Clara.
L’unica pecca nella regia sono i cambi di inquadrature che a volte risultano troppo repentini e tendono ad infastidire l’occhio di chi guarda. Questa, probabilmente, è una scelta voluta dal regista per indurci a riflettere su quanto gli uomini spesso si perdano nelle piccole cose, non vedano più in là del loro naso e non si soffermino su particolari che potrebbero rivelarsi importanti.
Ciò non toglie che questo genere di riprese sia alquanto spiacevole, anche se una nota di merito va a quelle in primo piano, con le quali il regista è riuscito a cogliere ogni sfumatura dei personaggi e a renderli a dir poco espressivi. Certo, non tutti gli interpreti sono stati all’altezza del ruolo affidatogli. Per alcuni di loro il problema è sicuramente legato al fatto di essere stati relegati a personaggi secondari o poco rilevanti ai fini del racconto. Un altro aspetto rilevante riguarda il poco equilibrio tra le scene incentrate sul dialogo e quelle colme di silenzi.
Regina indiscussa della pellicola è Sonia Braga: espressiva al massimo livello, è riuscita a instaurare un rapporto di empatia con il pubblico. Il merito di ciò è da attribuire soprattutto all’intensità, profondità della sua performance. Il suo sguardo cristallino, determinato, incisivo è in grado di penetrare nell’animo delle persone, rendendole partecipi della sua vita e delle lotte che ogni giorno deve affrontare per preservare la casa di famiglia e il suo status di donna indipendente. Sonia Braga interpreta Clara, una donna forte, caparbia, pronta a tutto pur di proteggere la sua famiglia e la dimora in cui tutti i suoi componenti sono cresciuti, compreso il marito deceduto.
Tra i temi trattati nel film emergono quelli dell’importanza degli affetti famigliari e del profondo valore della casa intesa come luogo di riparo: nessuno potrebbe proporle una cifra in grado di fare cambiare idea sulla non vendita della sua dimora, nonostante le continue minacce e i tentativi poco ortodossi di fargliela abbandonare di sua spontanea volontà.
Nella pellicola traspare anche l’incredibile consapevolezza della donna circa i limiti che il suo status di ‘ex’ malata di tumore al seno gli impone: per intenderci, è difficile trovare un uomo che ti accetti per quello che sei, ma lo è ancora di più quando manca una componente importante di te stessa e questo Clara lo sa bene.
Consigliamo la visione del film ad un pubblico adulto in quanto vengono mostrate scene di nudo ed espliciti rimandi al sesso, ma anche per il linguaggio diretto adottato dai diversi personaggi.