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ANIMAL HOUSE

di JOHN LANDIS

Con John Belushi, Tim Matheson, John Vernon, Verna Bloom, Tom Hulce..

Titolo originale ANIMAL HOUSE. COMMEDIA (colore). Durata 109 min. USA 1978 (ACADEMY TWO)

In un club studentesco nordamericano, intorno al 1962, succedono cose da pazzi. Film-manifesto della comicità demenziale
ANIMAL HOUSE

1962. Due matricole del College Faber, Larry e Kent, vogliono iscriversi a uno di club studenteschi. Rifiutati dall’Omega, frequentato dagli studenti di buona famiglia, trovano accoglienza allo sregolato Delta in cui l’elemento di punta è John Blutarsky (‘Bluto’), sporco, decisamente sovrappeso e assolutamente maleducato. Il rettore però ben presto decide di smantellare il club. La vendetta sarà devastante e Bluto ne costituirà lo stratega.

Subito dopo la prima newyorchese del 28 luglio 1978 il New York Times scrisse: “Non è certo una risata continua, ma è a tratti divertente ed efficace”. Per Newsweek si trattava di “una scorreria ansimante contro la rispettabilità (…) umorismo basso di alto livello”. Gary Arnold sul Washington Post centrò però il bersaglio con questa frase: “Partendo da una comicità piuttosto bassa, la carriera di John Belushi potrebbe spiccare un volo fenomenale (…) L’impatto sensazionale di Belushi oscura l’abbondanza di volti nuovi e di ottime interpretazioni”. Perché i volti nuovi, che avrebbero fatto carriera, non mancavano (da Kevin Bacon a Karen Allen solo per citarne due) ma il motore non immobile, anzi in moto perpetuo, era lui: John Belushi. Non è un caso che l’altro John (Landis) proprio quel 28 luglio gli scrivesse un biglietto in cui affermava: “John ti adoro. Tu hai benedetto il mio film e la mia vita. Grazie”.

Belushi avrebbe contribuito in modo determinante due anni dopo a quel capolavoro assoluto che è The Blues Brothers ma è in Animal House che gli viene permesso di scatenare la sua carica dirompente di comicità che sfida le regole del buon gusto senza però rinunciare a graffiare sulla società del tempo.

Con questo film Landis darà inconsapevolmente il via a cloni di basso e bassissimo livello che affolleranno il sottogenere universitario nei decenni a venire. Proprio per questo però il suo primo film di successo, dopo il tanto geniale quanto povero (di budget) Slok e le parodie di Ridere per ridere, va visto non con lo sguardo appannato dal pregiudizio ma come un modello che si è rivelato inarrivabile nella dimensione di scardinamento delle regole del perbenismo che non ha nulla di politically correct.

Tutto ciò con una coerenza assoluta che conduce a un finale che, irridendo all’operazione nostalgia di American Graffiti ci racconta il futuro dei protagonisti. È sufficiente vedere quello di Bluto per sorridere con l’amaro in bocca.

Programmazione film
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA