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T2 Trainspotting

di Danny Boyle

Con Ewan McGregor, Robert Carlyle, Jonny Lee Miller, Ewen Bremner, Simon Weir, Karl Argue, Paul Ellard.

Titolo originale T2 Trainspotting. Drammatico (colore). Durata 118 min. GB 2017 (w.b)

T2 Trainspotting

A vent’anni esatti dalla sua rocambolesca fuga dalla Scozia con sedicimila sterline nella borsa, Mark Renton si ripresenta a Edinburgo e al cospetto dei vecchi amici, Simon “Sick Boy” e Daniel “Spud”. Anche “Franco” Begbie, intanto, è evaso di prigione e non vede l’ora di ammazzarlo a mani nude. Renton li ha traditi, si è rifatto una vita, fuori dalla droga e dentro un progetto borghese, ma quella vita si è già sgretolata, mentre l’amicizia dei compagni di siringa dimostra, nonostante tutto, di aver tenuto bene. Molto è cambiato e molto è rimasto lo stesso.

Benché nominalmente tratto da “Porno”, il libro che Irvine Welsh diede alle stampe, con nove anni di distanza, come seguito dell’instant-book che lo avevo reso famoso, Trainspotting 2 non segue alla lettera il progetto pseudoartistico di Simon di darsi all’arrampicata sociale come produttore di cinema porno, anche perché il cinema nel cinema è argomento da dosare con misura, e questo è un territorio di eccessi, quasi per definizione.

T2 sceglie di configurarsi come una riflessione sul suo precedente di successo, una rilettura con altri occhi, a suo modo, dunque, un film nel film, comunque, e, appunto, un’idea rischiosa. Diciamolo, T2 non è un film che intacca o viola la bellezza intatta e imperitura di Trainspotting anno 1996, perché quella bellezza non esiste. Non ricordiamo il film del giovane Danny Boyle perché bello, non ci segnò per quello, bensì perché rappresentava l’inedito. Era inedito il tono, prima di tutto, un mix di commedia giovanile e terribilità. Era inedito il modo in cui raccontava la dipendenza dall’eroina, un modo allucinato in sé, e come revisionava il social cinema inglese e il racconto della working class, con spietato sarcasmo. Mai, prima, si era vista morire così una creatura di pochi mesi, rosea e paffutta, la figlia del coprotagonista stesso, perché lui era troppo fatto per capire cosa stesse accadendo. Non lo si era mai visto accadere a suon di musica, di distorsioni affascinanti e colori pop.

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