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Robinson Crusoe

di Vincent Kesteloot, Ben Stassen

Titolo originale id. animazione (colore). Durata 90 min. Belgio 2015 (Notorius Pictures)

Il classico del naufrago inglese diventa una favola di amicizia tra specie diverse
Robinson Crusoe

Il pappagallo Mac, Kiki il martin pescatore, Rosie il maiale selvatico, Carmello il camaleonte, Epi il porcospino e il pangolino Pango sono un gruppo di amici che abitano una tranquilla e paradisiaca isoletta tropicale. Solo Mac sogna di andarsene da lì, un giorno, convinto che esista un altro mondo, qualcosa che va oltre il conosciuto: un’idea che gli suggerisce continuamente il mare, con gli strani regali che porta a riva dopo le tempeste. Ed è proprio in seguito ad una violenta tempesta, che il pappagallo e i suoi amici trovano sulla spiaggia una strana creatura: l’essere umano Robinson Crusoe, scampato ad un naufragio col suo cane Aynsley.
Del romanzo di Defoe, circoscritto come al solito ad un unico naufragio, questo racconto cinematografico animato sceglie alcune circostanze e alcuni personaggi, tralasciandone molti altri e rivedendoli secondo il proprio gusto. Ci sono i pirati – e non è certo un caso, data l’affinità estetica del film con quella del grande classico dei videogiochi, Monkey Island – e poi una piccola tribù di animali ben assortita, dove ai due gatti del romanzo è affidata la parte dei villain, e al pappagallo quella di Venerdì (qui Martedì). Il formichiere squamoso, la capra, il cane di Robinson, e gli altri del gruppo, alimentano il ritratto del naufrago come una sorta di novello Noè, e la vocazione animalista -che non è solo frutto della necessità, ma di una sincera disposizione- prende così il posto che nel romanzo era della fede e della religione in particolare.
È stata l’idea di base della sceneggiatura di Chris Hubbell a interessare gli autori del film, vale a dire il ribaltamento di prospettiva per cui, per gli animali che vivono sull’isola, l’arrivo dell’aspirante cartografo è paragonabile a quello di un mostro marino e suscita paura e pregiudizio. La storia che ne segue è un racconto di amicizia e di alleanza tra specie diverse, ma non per importanza.
In questo quadro, nel quale l’essere umano è uno tra gli altri, inspiegabile in certi suoi comportamenti agli occhi di quadrupedi e uccelli finché questi non divengono abitudini condivise, i pirati rappresentano quello che gli insetti sono per gli altri animali: il marcio della specie.
Il rovesciamento di prospettiva esaurisce però in fretta il suo fattore sorpresa, ammesso che lo contenga, e il film di Kesteloot e Stassen non propone altre trovate, al di là dell’eterna lotta con i gatti famelici. Per onorare un racconto quale quello della “vita e le strane soprendenti avventure di Robinson Crusoe”, un pizzico d’ingegno e di creatività in più sarebbe stato d’obbligo.

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