L’arte della fuga

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L’arte della fuga

Antoine vive da dieci anni con il prevedibile ma amabile Adar e progettano di comprare una casa insieme. Ma l’eccessiva tranquillità della loro relazione lo porta a cercare altre avventure. Gérard, suo fratello disoccupato, testardo e depresso, attende ostinatamente il ritorno della sua ex moglie che non vuole più saperne di lui. Ariel, la collega di Antoine lo farà probabilmente riconciliare con la vita. Louis, il terzo fratello, è fidanzato da anni con Julie che abbandona per Mathilde proprio quando, per la gioia del padre, annuncia il loro prossimo matrimonio. I genitori di Antoine, Gérard e Louis, proprietari di un negozio d’abbigliamento maschile sull’orlo del fallimento, sarebbero contenti di vedere i loro figli felici e sistemati ma niente va mai come loro vorrebbero.
Tratto dall’omonimo romanzo del 1992 dello scrittore americano Stephen McCauley, L’arte della fuga è il secondo lungometraggio di Brice Cauvin che continua a interessarsi alla vita sentimentale di coppie divise tra la stabilità di una relazione consolidata e la ricerca di nuove sensazioni.
L’arte della fuga, dunque, è una serenata a tre che racconta e intreccia le vite di tre fratelli in una commedia dolceamara sulla complessità del quotidiano, sulla fragilità dei rapporti amorosi e l’ansia del tempo che passa. Laurent Lafitte, Benjamin Biolay e Nicolas Bedos interpretano i tre fratelli, tre personaggi diversi in cui il regista scava alla ricerca di inquietudini, paure, rimorsi, speranze e segreti in un’introspezione piscologica alleggerita da un grande senso dello humour. Ambientata tra Parigi e Bruxelles, di cui ogni tanto vediamo i caratteristici scorci, L’arte della fuga rimane per la maggior del tempo negli interni dall’atmosfera soffocante, pesante, imbarazzante e tesa di una commedia a porte chiuse. Scritto dal regista insieme a Raphaëlle Desplechin-Valbrune, il film è un brillante adattamento francese del romanzo americano che ha richiesto, inoltre, nella riscrittura dei dialoghi, la consulenza dell’attrice Agnès Jaoui, che interpreta anche il ruolo della folle ed eccentrica Ariel.

La commedia sottende, dunque, un minuzioso lavoro sui personaggi di cui Cauvin fa il ritratto a colpi di pennello. Il regista osserva vizi e virtù di ogni personaggio, scruta e analizza ogni loro comportamento in un ritratto di famiglia variegato e universale in cui tutti potrebbero identificarsi. Tutti, anche i personaggi secondari come i turchi che spacciano il loro ristorante per italiano, trovano il loro posto in una commedia corale che si fa specchio dell’animo umano. Affianco alla magnifica interpretazione dei protagonisti, tra cui quella di Laurent Lafitte della Comédie Française nel ruolo di Antoine, risplende, tra i personaggi più bizzarri, Ariel a cui Agnès Jaoui, recentemente vista in Aurore, offre la sua energia sfavillante.

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