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Jojo Rabbit

di Taika Waititi

Con Roman Griffin Davis, Thomasin McKenzie, Scarlett Johansson, Taika Waititi, Sam Rockwell, Rebel Wilson, Alfie Allen, Stephen Merchant.

Titolo originale Jojo Rabbit. Commedia, Drammatico, Guerra (colore). Durata 108 min. Germania 2019 (TSG Entertainment, Piki Films, Defender Films, Czech Anglo Productions Distribuzione: 20th Century Fox)

film candidato a 6 premi Oscar tra cui Miglior Film
Jojo Rabbit

Prevendite: https://www.bigliettoveloce.it/index.php?r=frontend%2Fsite%2Fsala&id=810

Un cervello tedesco non può e non deve essere dominato, non deve essere messo in una prigione mentale.
Ne sa qualcosa il piccolo e solitario Jojo interpretato da Roman Griffin Davis, con il quale facciamo conoscenza già prima dell’arrivo dei titoli di testa, accompagnati dalla versione teutonica della “I want to hold your hand” dei Beatles sulle immagini del pubblico della band di John Lennon e Paul McCartney alternate, in maniera esilarante e, a suo modo, geniale, a quelle del popolo che inneggiava ad Adolf Hitler.
Hit facente parte di una colonna sonora comprendente, tra le altre, la “Helden” di David Bowie e destinata ad arricchire l’assurda vicenda del ragazzino che, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, ha come amico immaginario proprio il terribile cancelliere e dittatore di origini austriache.

Ragazzino di cui, tra l’altro, seguiamo il rapporto con la madre Rosie incarnata da Scarlett Johansson nel corso della quasi ora e cinquanta di visione ispirata al romanzo “Il cielo in gabbia” di Christine Leunens e diretta dallo stesso Taika Waititi che – autore della commedia horror “Vita da vampiro” e del cinecomic “Thor: Ragnarok” – veste proprio i panni del Führer.
Un Führer piuttosto bizzarro e dagli echi chapliniani che Jojo consulta anche quando rimane sconvolto dalla scoperta che la genitrice nasconde in soffitta la giovane ebrea Elsa alias Thomasin McKenzie , trovandosi così costretto a confrontarsi con il suo cieco nazionalismo. Perché, mentre viene affermato sia che ebrei e nazisti non sono amici, sia che i russi mangiano i bambini e fanno sesso con i cani (!!!), è una spietata satira rivolta all’odio diffuso negli anni Quaranta dall’esercito germanico quella che, con inclusi nel cast anche la Rebel Wilson della saga “Pitch perfect” e il vincitore del premio Oscar Sam Rockwell, prende progressivamente forma.

Una satira che, al fine di strappare risate, non manca neppure di tirare in ballo una confusione tra i pastori tedeschi intesi come quadrupedi e coloro che portano il bestiame a pascolare, rivelandosi in maniera evidente, però, non poco altalenante nello svolgimento.
Del resto, è quasi impossibile non avvertire una certa fiacchezza di narrazione nell’assistere alla prima parte dell’insieme, che sembra decisamente migliorare a partire dalla tesissima sequenza in cui la Gestapo effettua il consueto controllo nell’abitazione in cui vive Jojo.

Senza dubbio, una delle più riuscite dell’intera operazione, che, ulteriormente complice l’introduzione di inaspettati (non sempre) risvolti drammatici, decolla fotogramma dopo fotogramma una volta approdati al suo secondo tempo per imbarcarci nella corsa verso l’epilogo.

UNA FAVOLA NERA CHE MISURA L’IMPATTO DELLA GUERRA E DEI FASCISMI SUGLI SPIRITI INNOCENTI.

Recensione di Marzia Gandolfi

Jojo ha dieci anni e un amico immaginario dispotico: Adolf Hitler. Nazista fanatico, col padre ‘al fronte’ a boicottare il regime e madre a casa ‘a fare quello che può’ contro il regime, è integrato nella gioventù hitleriana. Tra un’esercitazione e un lancio di granata, Jojo scopre che la madre nasconde in casa Elsa, una ragazzina ebrea che ama il disegno, le poesie di Rilke e il fidanzato partigiano. Nemici dichiarati, Elsa e Jojo sono costretti a convivere, lei per restare in vita, lui per proteggere sua madre che ama più di ogni altra cosa al mondo. Ma il ‘condizionamento’ del ragazzo svanirà progressivamente con l’amore e un’amicizia più forte dell’odio razziale.

Prendere per il naso Hitler è avere l’ultima parola. (La) parola di Taika Waititi, che firma una favola über-assurda ficcata nella Germania nazista e agita alla fine della Seconda Guerra mondiale.

 

 

Alla maniera di Charlie Chaplin, che crea l’arma più bella contro Adolf Hitler (Il grande dittatore), e di Mel Brooks, che mette in scena l’invenzione stessa del ridere parodico (The Producers – Una gaia commedia neonazista), Taika Waititi scongiura il corpo a corpo con la storia e volge in ridicolo la fascinazione estetica per il III Reich. Diversamente da loro il risultato è meno feroce del previsto, sovente esilarante ma troppo ‘carino’ per il soggetto.

Niente in Jojo Rabbit farà urlare all’indecenza o scatenerà la polemica che aveva accompagnato l’uscita in sala di La vita è bella. L’anima Disney, proprietaria della Fox Searchlight Pictures, modera i toni e procede dolcemente verso l’ode alla tolleranza e alla fantasia, alla resistenza e al rispetto verso l’altro. Da par suo, Taika Waititi dirige e indossa la divisa di un Hitler concepito dall’immaginazione di un bambino che lo convoca in sostituzione del padre assente e ogni volta che è in preda al dubbio. Ma anche qui siamo lontani dall’interpretazione caustica di Chaplin del tiranno-buffone Adenoid Hynkel (Il grande dittatore), di cui Hitler ovviamente fu il modello.

Se l’obiettivo è il medesimo, deridere i protocolli e la messa in scena di un potere che si voleva spettacolare, Waititi pesca le risorse comiche più efficaci del film nell’orientamento sessuale dei suoi nazisti, Chaplin parla per la prima volta, indossa per l’ultima i baffi di Charlot e denuncia l’usurpatore, scalzandole non solo l’immagine ma anche la performance oratoria ridotta a gesti e parole incomprensibili.

 

Programmazione film
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA