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I miserabili

di Ladj Ly

Con Damien Bonnard, Alexis Manenti, Djibril Zonga, Issa Perica, Al-Hassan Ly, Steve Tientcheu, Almamy Kanouté.

Titolo originale Les Misérables. Drammatico (colore). Durata 100 min. Francia 2019 (Produzione: Srab Films, Rectangle Productions Distribuzione: Lucky Red)

arriva il film francese, premiato in tutto il mondo, sulla piattaforma Miocinema
I miserabili

Un poliziotto di province si trasferisce a Parigi per unirsi alla brigata anti-crimine di Montfermeil, alla scoperta di un mondo sotterraneo in cui le tensioni tra i diversi gruppi segnano il ritmo.

Per vedere il film: www.miocinema.it

 

Non poteva esserci scelta migliore per inaugurare Miocinema, piattaforma che nasce dalla collaborazione tra distributori e sale, con I miserabili di Ladj Ly, film potente, racconto di una drammatica giornata in una banlieue francese, premiato all’ultimo festival di Cannes e candidato per la Francia agli Oscar.

Girato dal cineasta francese di origini maliane, che alle spalle ha un percorso da documentarista ed è cresciuto in una banlieue, è il racconto dall’interno che ha potuto farla conoscere non solo al grande pubblico francese, ma anche in tutto il mondo. Dal 18 maggio si potrà vedere su Miocinema, a cui, sottolinea Andrea Occhipinti di Lucky Red, hanno aderito già 130 esercenti, per un totale di 300 sale distribuite in tutto il paese. Una parte (circa il 40 per cento) del biglietto di sette euro potrà essere destinato a sostenere una sala indicata dallo spettatore.

‘I Miserabili’, dopo il premio a Cannes dal 18 maggio on line ‘L’odio’ ai giorni nostri

 

‘I Miserabili’ visti da Makkox, il film di Ladj Ly recensiti in forma di cartoon

Nel film ci sono diversi poliziotti, qualcuno abusa del potere con violenza. “Sì, i poliziotti sono diversi, uno è il peggiore e nella realtà ce ne sono così in ogni quartiere. Poi c’è chi è cresciuto lì e cerca di mediare e la recluta che viene stritolata negli ingranaggi. Vorremmo poliziotti che riescono svolgere il lavoro normalmente, senza pensare di avere ogni diritto e che tutto sia permesso”.

Nella scena finale del film si cita Victor Hugo, dalla cui opera il cineasta ha mutuato il titolo, e si parla dei cattivi coltivatori, “sono quei politici che hanno abbandonato la gente delle banlieue,  e che sono anche i primi responsabili anche adesso, con i gravi errori nella gestione della crisi del coronavirus: non ci sono mascherine, eppure siamo una potenza mondiale. Ci sono paesi come il Marocco che hanno gestito benissimo la crisi. Di queste responsabilità i politici dovranno rendere conto”.

Il presidente Macron ha visto il film “E’ vero, è rimasto sconvolto dalla esattezza della rappresentazione e chiesto ai ministri  di dare soluzioni. Ma tutti i politici dicono che bisogna fare e poi non succede nulla, siamo abbandonati, vediamo solo poliziotti che arrivano a picchiare, sanno fare solo questo”. Il regista non ha una soluzione nel cassetto “ma se avessi la bacchetta magica direi che la priorità sarebbe la cultura e l’educazione. Io ho aperto una scuola di cinema nel quartiere, gratuita e per tutti. E sono rimasto a vivere qui con tutti gli altri”.

Quale sarà l’impatto del lockdown e della crisi, le periferie non solo parigine sono polveriere pronte a esplodere, povertà e disoccupazione sono le micce. “E’ una catastrofe – racconta – Soprattutto in Saint Deny, il territorio più colpito dove la gente, confinata da due mesi, non ne può più. Già sono quartieri poveri, dove le persone non arrivano alla fine del mese e ora sono allo stremo. Io sostengo personalmente una banlieue, faccio arrivare cibo e derrate alimentari agli ultimi della lista. Ormai le banieleu sono polveriere, siamo all’inizio di una grossa catastrofe: una volta di più le prime vittime saranno loro.  In più molta della violenza poliziesca dell’ultimo periodo avuto sempre oggetto la gente delle banlieue”.

La situazione di oggi, la racconterà attraverso un film? “Sì, da qualche mese preparo un documentario sulla storia di cinema che ho aperto nel quartiere, in questo doc c’è una sequenza in cui si parla di questo periodo. E poi un cortometraggio di finzione in cui parlo del confinamento”.

Il film è stato venduto nel mondo e candidato nella cinquina agli Oscar: è tentato da lavorare negli Stati Uniti? “Ho avuto molte proposte, serie enormi e un film della Marvel ma ho detto no, per fare il seguito di I miserabili, poi vedrò, non escludo nulla per il futuro. Anche se sono preoccupato per la situazione del cinema indipendente, sempre più in difficoltà: anche il fatto che sia cancellato Cannes è un disastro”.

Quella de I miserabili diventerà una  trilogia: “Con il primo film abbiamo esplorato il decennio tra il 2010 e il 2020, il secondo film sarà più politico e si torna indietro nel temo, sarà un biopic su Claude Dilain, il sindaco di  Clicysous-Bois e la rivolta del 2005 che coinvolse tutte le banlieue. Il terzo film sarà ambientato ancora più indietro nel tempo, negli anni Novanta.

Ma le rivolte esplose nelle banlieue hanno mai cambiato la situazione? “Le rivolte del 2005 sono sentrate nella storia, le banlieue hanno gridato tutte insieme per un mese la stessa rabbia. Ma poi non sono riuscite a cambiare molto. Pensavamo che il governo avesse visto il dolore, ma nessuna promessa è stata mantenuta. E la violenza della polizia continua”.

Nessuno ha una ricetta ma c’è dibattito: quello che è successo con la pandemia sarà una lezione per il futuro o saremo peggio? “Parto dal principio che non tutti i mali vengono per nuocere, abbiamo visto gente aiutare i vicini, aiutare il prossimo, cosa che avevamo dimenticato. Spero che la crisi sia occasione, mondo capitalista, ma il virus colpisce chiunque, non conosce distinzione di classe o di potere. Ma l’umanità è talmente folle che il rischio è che dimentichi presto tutto questo e cada negli stessi comportamenti”.

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