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COMING OUT

di Denis Parrot

Con I Millenials che hanno trovato la forza di pronunciare le parole che hanno cambiato la loro vita per sempre.

Titolo originale Coming Out. Documentario (colore). Durata 64 min. Francia 2018 (Wanted)

GIOVANI GAY SI FILMANO DICHIARANDOSI ALLE FAMIGLIE: BASSA DEFINIZIONE, ALTA PRECISIONE EMOTIVA E POLITICA
COMING OUT

I Millenials che hanno trovato la forza di pronunciare le parole che hanno cambiato la loro vita per sempre.

GIOVANI GAY SI FILMANO DICHIARANDOSI ALLE FAMIGLIE: BASSA DEFINIZIONE, ALTA PRECISIONE EMOTIVA E POLITICA .

Recensione di Raffaella Giancristofaro
domenica 16 maggio 2021

Coming out: abbreviazione dell’espressione “coming out of the closet” (letteralmente “uscire dall’armadio”, che sta per: uscire allo scoperto, dichiarare intenzionalmente la propria omosessualità o identità di genere). È l’avvertimento posto in calce alle note di regia di questo documentario francese, uscito in patria nel 2018, coerentemente improntato alla massima semplicità e chiarezza di linguaggio. Coming Out è un collage di video privati accessibile a tutti i tipi di pubblico. Messi a disposizione per il film dai loro giovani interpreti di tutto il mondo, per lo più adolescenti. Ragazzi e ragazze che si sono filmati nelle loro abitazioni. L’unicità del film sta nel fatto che ogni segmento registra il preciso momento in cui ognuno di loro si è “rivelato” alla propria famiglia. In presenza, ma anche al telefono. A volte a un singolo genitore, altre ad entrambi, o un gruppo familiare, perfino a una nonna.

Primo film del montatore e artista di computer graphics Denis Parrot, Coming Out attinge al più grande degli archivi contemporanei (YouTube) tramite il quale ha scoperto un fenomeno che interessa i più giovani.

E che testimonia quanta strada ci sia ancora da fare perché l’omosessualità sia percepita come una realtà tra le possibili e non una scelta (quando non una vergogna).

Il regista ha scelto diciannove video tra più di milleduecento visionati e messi on line tra il 2012 e il 2018. Anche se in un certo senso il suo può essere considerato un lavoro di tipo storiografico per il movimento LGBT, il film non è strettamente militante e si rivolge al pubblico più ampio. Prima di tutto ai familiari, che come si evince dalle immagini, reagiscono nei modi più diversi.

È tecnicamente un unicum per il semplice fatto, premesso in apertura, che “quando ero giovane, Internet non c’era” (Parrot è del 1974). Fa parte quindi di una generazione vissuta quasi in totale assenza di modelli di “persone famose venute fuori” a cui fare riferimento. I ragazzi del terzo millennio, invece, hanno un palcoscenico virtuale al quale preferiscono affidare il momento più delicato e di crescita della loro vita, a costo di affrontare reazioni fredde o violente. Lo preferiscono senz’altro all’outing, il palesamento della loro inclinazione sessuale effettuato da altre persone e soprattutto senza il proprio consenso. Fare un video e diffonderlo potenzialmente in tutto il mondo è il loro modo di prendere la parola, affermare un’identità. E dimostrare a chi non ha voce che non solo si può farlo, ma si deve, perché è giusto e liberatorio.

Senza dare per scontato nulla e senza pretese artistiche (anche se si percepisce lo sforzo di rendere più uniforme visivamente contributi così diseguali) Coming Out lavora sull’empatia: il meccanismo è cercare di mostrare a chi non è omosessuale la temperatura emotiva – quindi anche le implicazioni “drammaturgiche” e cinematografiche – di quel momento preciso in cui si decide di manifestarsi alle persone care: con che parole dirlo? Quale sarà la loro reazione? Come cambierà la percezione di chi ci ama? In un’altalena di imbarazzi, curiosità legittime, silenzi, rassicurazioni, rifiuti, risate e lacrime, il film fa esplodere un passaggio temuto per poi depotenziarlo e rovesciare finalmente il punto di vista, andando al punto cruciale. Cioè quando uno dei protagonisti chiede: “e voi, quando avete scelto di essere etero?”.

Programmazione film
PROGRAMMAZIONE
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